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Legambiente chiede impianti a supporto della raccolta differenziata in Basilicata

Dettagli
Categoria: rifiuti
Pubblicato: Mercoledì, 13 Maggio 2020 08:27

Legambiente: "La Basilicata non può più permettersi di portare i suoi rifiuti altrove. Il governo regionale batta un colpo. È necessario chiudere il cerchio nella gestione dei rifiuti urbani, far partire subito l'impianto di compostaggio di Venosa e accelerare l'iter degli altri 3 impianti previsti".

 L'emergenza coronavirus ha determinato, tra le sue numerose conseguenze, anche il blocco di molti impianti della filiera del riciclo dei rifiuti sul territorio nazionale, mettendo in uno stato di difficoltà alcuni settori, in particolare plastica, legno e acciaio. Il risultato è che i tempi di stoccaggio dei rifiuti differenziati sono raddoppiati e si è verificato un progressivo aumento dei rifiuti conferiti a inceneritori e discariche.

"Non bastasse questo - dichiara Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata - la Basilicata è entrata da qualche giorno in difficoltà anche sul fronte del conferimento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani. In sostanza è bastato che la piattaforma di Tito Scalo, che riceve tra gli altri l'umido della città di Potenza (per poi trasferirlo in impianti di riciclo, generalmente al nord Italia), chiudesse l'ingresso, per ragioni di non convenienza economica, ai camion provenienti dal capoluogo, per far entrare il sistema in crisi. Pertanto l'Azienda Comunale per la Tutela Ambientale di Potenza ha dovuto, in emergenza, trovare un nuovo sito provvisorio fuori Regione (al momento Giffoni Valle Piana in provincia di Salerno) per ovviare alle difficoltà di conferimento. Se questa situazione, come anche la stessa ACTA ammette, dovesse perdurare, ci potrebbe essere un aggravio di costi per le casse comunali che alla lunga potrebbe diventare insostenibile".

"Il caso della città di Potenza, quindi - continua Lanorte - mette in evidenza in maniera clamorosa il grande buco nero dell'assenza di impiantistica regionale a supporto della raccolta differenziata spinta che, è opportuno sottolinearlo, anche in Basilicata negli ultimi anni ha raggiunto percentuali lusinghiere (benché ancora insufficienti) di oltre il 50%. In particolare ci riferiamo qui agli impianti per il trattamento della frazione organica (impianti di compostaggio e impianti di digestione anaerobica) che rappresenta il 40% del quantitativo ottenibile con la raccolta differenziata. Siamo quasi alla metà del 2020 ed in Basilicata ancora non siamo riusciti a realizzare il primo impianto di compostaggio della frazione umida riveniente dalla raccolta domiciliare, mantenendo il triste primato che ci vede come unica regione d’Italia a non avere in esercizio alcun impianto di trattamento della frazione organica dei rifiuti".

"Assodato dunque - sostiene ancora Lanorte - che la presenza degli impianti di compostaggio e/o dei digestori anaerobici regionali è assolutamente necessaria perché consentirà a tutti i Comuni che si sono avviati sulla strada del “porta a porta” di gestire in Regione la frazione organica senza essere “costretti” a sopportare i costi del trasporto per raggiungere impianti fuori Regione, con tutte le conseguenze che stiamo verificando in queste ultime settimane, vogliamo porre alcune questioni e prospettare concrete soluzioni in tempi accettabili al governo regionale".

"La Basilicata nel 2015 - dichiara Valeria Tempone, Direttrice di Legambiente Basilicata -  ha definito la sua "Strategia Regionale Rifiuti Zero 2020" come riferimento programmatico per la definizione del Piano regionale di Gestione dei Rifiuti approvato ad inizio 2017. Il Piano prevede, tra l'altro, specifica impiantistica per la valorizzazione della frazione organica da raccolta differenziata con scenari al 2020. La DGR 406 del 28 giugno 2019 ha completato e ridefinito anche sul piano finanziario tale previsione di dotazione impiantistica. Pertanto la Regione Basilicata con quel provvedimento di oltre 10 mesi fa, ha ammesso a finanziamento 4 impianti per il trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani. Si tratta di due impianti di compostaggio (Venosa e Lauria) e due impianti di digestione anaerobica (Colobraro e Potenza). Tra questi impianti quello in fase più avanzata di realizzazione dovrebbe essere Venosa di cui conosciamo la data di consegna dei lavori (ottobre 2018). Chiediamo però, in assenza di altre informazioni, di conoscere dalla Regione Basilicata quale sia lo stato dell'arte dell'impianto. Si può ipotizzare, come previsto dall'Assessore regionale Rosa nel luglio 2019, che entro luglio di quest'anno ci sia il termine dei lavori a quasi 2 anni dalla consegna degli stessi? Sarebbe auspicabile anche perché il completamento dell'impianto di compostaggio di Venosa risulterebbe strategico per affrontare, almeno parzialmente, in tempi brevi, le possibili emergenze ricordate precedentemente".

"Peraltro - continua Tempone - gli altri 3 impianti previsti richiedono tempi certamente più lunghi. Tuttavia, anche in questo caso, sarebbe opportuno conoscere con ragionevole attendibilità i tempi di realizzazione. In particolare vorremmo sapere qual è lo stato della progettazione dell'impianto di compostaggio di Lauria e se si sia conclusa, come da cronoprogramma, la fase di progettazione esecutiva. Il completamento degli impianti di Venosa e Lauria, così come di quelli di Colobraro e Potenza che dovrebbero produrre anche biometano e sono ancora nella fase di studio di fattibilità, rappresenta un obiettivo necessario nell'ottica dell'economia circolare, perchè produrrà benefici occupazionali ed economici con effetti diretti sulla riduzione dei costi per i cittadini e permetterà di creare nuove filiere produttive determinando benefici ambientali. Per fare tutto questo è, però, anche necessario favorire la partecipazione dei cittadini alle scelte impiantistiche. Pertanto bisognerà prevedere percorsi di accompagnamento per la valutazione degli impianti: ciò anche per chiarire le eventuali problematiche legate a scelte come, per esempio, quella dell'utilizzo di fanghi di depurazione, insieme alla frazione organica dei rifiuti, nel digestore anaerobico del depuratore di Potenza, dove sarà realizzato il nuovo impianto. Perchè gli impianti devono essere pensati bene, progettati bene, realizzati bene, gestiti bene e controllati bene. Ma vanno fatti".

"Infine - conclude Tempone - riteniamo sia utile conoscere lo stato dell'arte e le intenzioni del governo regionale sul compostaggio di piccola scala. Ricordiamo che la pratica del compostaggio domestico e di comunità è centrale nelle strategie del Piano regionale dei rifiuti, che prevede a regime il coinvolgimento del 20% della popolazione regionale residente. Il compostaggio locale, pur non risolvendo i problemi di assenza di impianti di compostaggio in Basilicata, rappresenta comunque un’opportunità importante per i Comuni che intendono favorire la raccolta differenziata delle frazioni umide e facilitare il raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio".

Sciopero Mondiale per il clima, Legambiente Basilicata con gli studenti contro la crisi climatica

Dettagli
Categoria: petrolio
Pubblicato: Martedì, 28 Aprile 2020 10:34

Il "Manifesto per una Basilicata Sostenibile" di Legambiente Basilicata e la Rete degli Studenti Medi di Basilicata

Venerdì 24 aprile, si  è celebrato il quinto sciopero mondiale per il clima. Le piazze e le strade di tutto il mondo non si sono potute riempire di ragazze e ragazzi dei movimenti per la giustizia climatica, ma, veicolate sotto le uniche forme possibili in epoca di coronavirus, le rivendicazioni rimangono le stesse. Anzi se è possibile, sono ancora più forti. Perchè questo sciopero si arricchisce di un tema, quello della crisi sanitaria, che è strettamente correlato alla crisi ambientale e climatica. Mai come in questo momento urge  mettere in evidenza che Pianeta infetto e Natura malata sono due lati della stessa medaglia. E la crisi climatica, influendo pesantemente sull'indebolimento degli ecosistemi naturali ne riduce drasticamente la loro capacità di mitigazione dell'azione degli elementi patogeni.

Legambiente Basilicata come sempre è accanto agli studenti nella lotta al Climate Change e ha sottoscritto con convinzione il "Manifesto per una Basilicata Sostenibile" promosso dalla Rete degli Studenti Medi di Basilicata. Un documento che pone questioni importanti e propone soluzioni concrete per praticare la transizione ecologica ed energetica nella nostra Regione, che invitiamo a sottoscrivere da parte di soggetti organizzati e singoli cittadini. "Perchè mai come in questo momento - dichiara Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata - con una emergenza economica post-pandemia da affrontare e una crisi climatica che potrebbe essere drammatica, appare necessaria una svolta ecologica per il Paese in cui, però, la Basilicata deve svolgere un ruolo rilevante, non fosse altro perchè sede della principale attività di estrazione petrolifera italiana".

"Infatti - continua Lanorte - in un contesto nazionale ed internazionale che deve necessariamente puntare alla progressiva riduzione dell’utilizzo del fossile e la messa a valore delle risorse naturali e della cultura rurale, la Basilicata non può alimentare l’equivoco di voler essere polo energetico del passato, destinato ad estinguersi, ma piuttosto deve dare dignità alla sua naturale vocazione naturalistica, agricola e rurale, con una prospettiva di sviluppo “contemporanea”, coerente e sostenibile".

"Gli impegni di Eni, Total e Shell, i grandi players petrolìferi presenti in Basilicata - sostiene ancora Lanorte - non appaiono credibili o quantomeno sufficienti nell'ottica di una progressiva ma necessariamente rapida decarbonizzazione dei processi produttivi. Le scelte strategiche di questi colossi, in Italia, ma soprattutto in Basilicata, appaiono ancora tutte proiettate verso l'espansione delle estrazioni di petrolio e gas, lasciando le briciole a prospettive alternative in particolar modo su rinnovabili e biochimica".

"Per questo - conclude Lanorte - noi chiediamo che la Regione insieme alle compagnie petrolifere elabori un "Piano per la Basilicata" che ci porti fuori dal petrolio e prospetti un nuovo sviluppo per questa Regione. Al momento, al di là delle trattative in corso o interrotte per chiudere gli accordi con le compagnie, verifichiamo l'assenza di qualsiasi indicazione sul come, quando e verso dove si vuole andare per costruire un futuro no-oil in Basilicata. E dall'altra parte, quella delle compagnie, impegni inesistenti o inconsistenti (vedi progetto Energy Valley) per la Regione nei prossimi decenni al di là di quelli legati allo sfruttamento del fossile, che rappresentano la scelta più anacronistica e dannosa ci possa essere".

Le città alla prova del Coronavirus

Dettagli
Categoria: mobilità
Pubblicato: Sabato, 18 Aprile 2020 08:44

Legambiente scrive ai sindaci delle città italiane e al Presidente dell’Anci Decaro

Legambiente Basilicata: “Ci rivolgiamo ai Sindaci delle due città capoluogo della Basilicata, Guarente e De Ruggieri e al Presidente dell'Anci Basilicata Adduce, affinché la ripartenza delle città dopo l'emergenza sia caratterizzata da scelte coraggiose per la mobilità, in modo da garantire sicurezza dai contagi e ridurre inquinamento e emissioni di gas serra"

"Far ripartire le città italiane per cominciare a superare l'emergenza coronavirus. Da questa vicenda il mondo uscirà cambiato e le città possono essere il primo banco di prova  per dimostrare che si può cambiare il mondo in meglio, sperimentando le vie green verso nuovi modelli di sviluppo. Ma, cari sindaci, a questa situazione eccezionale servono soluzioni e riposte eccezionali. Per questo vi chiediamo di non limitarvi all'ordinario, di non restituirci le vecchie città. Il vostro mestiere richiede visione di futuro, soluzioni inedite, capacità di guidare la comunità verso frontiere nuove. E oggi che tutti abbiamo sperimentato una condizione eccezionale, non c’è momento migliore per osare lo straordinario. Insieme ce la possiamo fare”.

Con queste parole Legambiente indirizza una lettera ai Sindaci delle città italiane e al Presidente dell’Anci Antonio Decaro indicando ai primi cittadini un pacchetto di 5 misure sostenibili e concrete per ripensare la mobilità in città post-COVID-19, evitando che l’auto, le moto e gli scooter, siano per i cittadini la soluzione più sicura per proteggersi dal virus e per spostarsi dentro e fuori l’area urbana. Un pacchetto quello proposto dall’associazione ambientalista che prevede: mezzi pubblici più sicuri attraverso monitoraggi, controlli e tornelli per contingentare gli ingressi e garantire le distanze di sicurezza, e prevedendo più risorse per realizzare tutto ciò. Più bici e nuove ciclabili nelle aree urbane replicando, ad esempio, il modello vincente della Bicipolitana di Pesaro e le esperienze che arrivano da diverse città del mondo. E poi prevedendo, tra le altre misure, il rafforzamento della sharing mobility – auto soprattutto elettriche, bici, e-bike, scooter elettrici e monopattini – attraverso accordi con le imprese per avere più mezzi in città e in più quartieri a costi molto più contenuti; invitando i cittadini a rottamare l’auto e scegliendo la mobilità sostenibile e i bonus green. Ed infine incentivando sempre di più lo smart working, avviando un dialogo con il Governo per prevedere dei vantaggi fiscali per le aziende e i lavoratori che decidono di puntare su lavoro agile e sul mobility management di comunità.

"Si tratta - secondo Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente - di misure attuabili in pochi mesi, con risorse relativamente contenute e alcune già disponibili, perché si tratta di attuare provvedimenti già contenuti in Leggi dello Stato. Ad esempio per quanto riguarda la realizzazione di nuove ciclabili, Legambiente ricorda che nella Legge di Bilancio 2020 sono stati stanziati 150 milioni di euro per il co-finanziamento di percorsi ciclabili urbani. L’importante, dunque, sarà avere idee chiare per affrontare con progetti semplici e praticabili la fase in cui le città si rimetteranno in moto, perché il dopo non sia più come il prima. Per raggiungere questi obiettivi è indispensabile un impegno da parte di tutti, cittadini, sindaci, società di trasporto e governo, consapevoli che il Paese oltre ad un decreto Cura Italia, ha bisogno anche di provvedimenti che mettano al centro le città e i comuni perché è da qui che bisogna prima di tutto ripartire. Anche attraverso percorsi di comunicazione e informazione per i cittadini".

"È questo - dichiara Antonio Lanorte, presidente di Legambiente Basilicata - il momento, anche nelle città capoluogo della Basilicata, di osare lo straordinario. Di mantenere con forza i riflettori accesi su quelle buone pratiche e progetti già avviati e di ripensare le nostre città in ottica di un sistema ecourbano sostenibile a partire dalla mobilità. E' tempo di interventi concreti sulla mobilità sostenibile, finalizzati a rendere gli spostamenti più efficienti, facili e agevoli in cui il trasporto pubblico sia reso più razionale e qualitativo, garantendo l’accessibilità delle persone con disabilità e con mobilità limitata e promuovendo l’incontro tra la domanda e l’offerta di forza lavoro, competenze e servizi sociali. Per diminuire significativamente il traffico motorizzato privato è indispensabile offrire ai cittadini la possibilità di spostarsi con sistemi altrettanto funzionali o, meglio ancora, più funzionali dell’auto privata. Ed a costi inferiori. In altre parole offrire ai cittadini delle alternative valide, credibili e competitive in termini di funzionalità e di costi, all'automobile. Pertanto è necessario promuovere l’intermodalità (cioè la combinazione di mezzi diversi), una migliore organizzazione qualitativa e quantitativa dell’offerta alternativa al trasporto stradale, l’innovazione tecnologica nella mobilità, con una maggiore diffusione di mezzi a elevata efficienza energetica e a ridotte emissioni inquinanti e modalità alternative di mobilità quali bike/carsharing. Un' azione concreta che deve partire dalle città capoluogo per coinvolgere pienamente anche i piccoli comuni".

Di seguito le 5 misure:

1- Sicuri sui mezzi pubblici. Molte persone avranno paura a prendere bus e treni, tram e metro per timore del contagio. Per questo man mano che le città ricominceranno a muoversi, si dovranno programmare con attenzione le corse, garantire le distanze di sicurezza, bisognerà ripensare anche gli orari della città per evitare congestione e traffico nelle ore di punta. Sarà fondamentale un continuo e attento monitoraggio, sia dei mezzi che delle stazioni, dove si dovranno introdurre controlli e tornelli per contingentare gli ingressi oltre a garantire una quotidiana sanificazione. In Spagna il governo ha stabilito l’obbligo di mascherine sui mezzi pubblici e ha garantito la distribuzione di oltre 10 milioni da distribuire nelle stazioni principali. Per fare tutto questo ci vogliono risorse. In parte il governo ha risposto, ma è evidente che non basta perché le aziende pubbliche hanno bisogno di investimenti e già soffrono per la riduzione di introiti da biglietti dovuta a questi mesi di stop

2-Più persone in bici e percorsi ciclabili nuovi. La bici è il mezzo che permette il migliore distanziamento: per cui è ora il momento di realizzare percorsi ciclabili temporanei (con segnaletica orizzontale e verticale) lungo gli assi prioritari e le tratte più frequentate, riservando lo spazio per poi dotarli di protezioni e passaggi esclusivi mirando a trasformarli nei mesi successivi in vere ciclabili. È la soluzione che stanno praticando già diverse città del mondo: da Montpellier con una striscia di vernice e cordoli di protezione con conetti provvisori, a Berlino allargando le piste ciclabili con nuove strisce laterali. Stesse misure decise a Bogotà, a Vancouver, New York, Boston e Parigi. In Nuova Zelanda il Governo ha deciso di finanziare queste misure da parte dei Comuni. Questi interventi sono a costo quasi zero e le risorse per realizzare vere ciclabili ci sono: nella Legge di Bilancio 2020 sono stati stanziati 150 milioni di Euro per il co-finanziamento di percorsi ciclabili urbani. Cosa aspetta il Ministero delle Infrastrutture a emanare il Decreto che fissa i criteri per l’erogazione dei fondi? Intanto però i Comuni si possono preparare, in modo da avere progetti seri da candidare e un piano da cui “si evinca la volontà di procedere allo sviluppo strategico della rete ciclabile urbana”, come sottolinea la Legge, in modo che nel 2021 possano partire i cantieri. E che si tratti di reti ciclabili fatte bene, magari copiando il format della Bicipolitana di Pesaro e replicandolo ovunque.

3-Rafforzare la sharing mobility. Le più efficienti alternative all’auto privata in città, per chi non vorrà prendere i mezzi pubblici, dovranno diventare tutti i mezzi in sharing: auto (meglio elettriche), bici, e-bike, scooter elettrici e monopattini. I Comuni dovranno stringere accordi con le imprese per avere più mezzi e in più quartieri, a costi molto più contenuti. Serviranno risorse, ma il servizio potrà avere grande successo e in parte ripagarsi. In ogni caso saranno soldi ben spesi quelli per potenziare il servizio (con controllo, sanificazione e ridistribuzione dei mezzi nelle diverse ore e luoghi della città) perché avremo offerto mobilità sostenibile a buon mercato a milioni di cittadini.

4-Aiutare i cittadini a rottamare l’auto e scegliere la mobilità sostenibile. Qui i Sindaci devono farsi sentire, perché le risorse ci sono! Cosa aspetta il Ministero dell’Ambiente a mettere a disposizione i fondi per “Programma Buoni di mobilità” previsti dal decreto Clima approvato a dicembre scorso? Sono previsti 75 milioni per il 2020 e 180 milioni di euro per le annualità successive. Si tratta di 1.500 euro alle famiglie che rottamano una vecchia auto che non può più circolare (Euro3 o più inquinante) oppure 500 euro per un vecchio ciclomotore, per acquistare abbonamenti, e-bike e sharing mobility. Si potrebbe così subito dimezzare la spesa media per i trasporti per 250 mila famiglie italiane (3.500 euro all’anno secondo l’Istat).

5-Più smart working. Ai Sindaci Legambiente chiede di spingere sul lavoro agile per riorganizzare il lavoro dell’amministrazione pubblica e aiutare tutte le attività che scelgono di andare in questa direzione. Serviranno risorse, ma soprattutto idee nuove e andrà coinvolto il Governo, ma esistono tutte le possibilità per premiare con vantaggi fiscali sia le aziende che i lavoratori che decideranno di puntare su soluzioni innovative di smart working e mobility management di comunità. Ad esempio i vantaggi fiscali di cui oggi beneficiano le auto aziendali possono essere estesi anche a mezzi e investimenti organizzativi per il lavoro a distanza, ai mezzi pubblici, alla condivisione e alla mobilità elettrica o muscolare in tutte le sue forme.

 

Per Gassmann Marco de Biasi e gli attivisti di Legambiente Basilicata sono dei veri #GreenHeroes

Dettagli
Categoria: news
Pubblicato: Venerdì, 13 Marzo 2020 14:56

Siamo a una nuova puntata della saga degli "eroi verdi” premiati dall’attore Alessandro Gassmann. Sono i protagonisti di una nuova economia che rifiuta lo spreco, che è amica dell’ambiente, e che produce innovazione, reddito e posti di lavoro. Di seguito l'articolo di Gassmann su "La Stampa".

"Le iniziative degli ambientalisti – dicono alcuni – sono sempre le stesse: ripulire le spiagge, manifestare contro gli industriali e i politici e poi, al dunque, non portano mai idee concrete. In alcuni casi può essere vero ma le soluzioni degli ambientalisti veri, come Marco de Biasi e gli attivisti di Legambiente Basilicata, aggiungono e non tolgono.

Gli ambientalisti non sono marziani che blaterano idee inattuabili, ma cittadini come gli altri che molto spesso sono in grado di notare elementi che ad altri sfuggono. Persone consapevoli che nuovi modelli economici siano possibili, e che per concretizzarli sia necessario aggiungere e non togliere, a meno che non si tratti di levare lo spreco. Ecco su questo gli ambientalisti sono rigidi: lo spreco è insopportabile.

Per esempio: quelle piccole stazioni ferroviarie abbandonate non sono uno spreco? E non lo sono anche tutti quei prodotti della terra che i piccoli allevatori e agricoltori, senza una rete di distribuzione, sono costretti a svendere a prezzi irrisori? Dunque perché non trovare un accordo con le ferrovie italiane, prendere in gestione una stazione abbandonata e trasformarla in una Green Station? Un posto dove vendere alimenti biologici, di alta qualità, prodotti localmente e ad un prezzo giusto per chi li produce e chi li compra? E perché non farlo usando soluzioni sostenibili economicamente, energeticamente e ambientalmente?

È così che, nel 2016, è nato ScamBioLoGiCo. Un negozio dove tutte le sillabe hanno un significato. Un fabbricato in grado di produrre energia elettrica attraverso i pannelli installati sul tetto e di scambiarla e immetterla in rete. Un posto che vende prodotti biologici, locali, offerti a un prezzo giusto, in un luogo dove condividere i saperi. Un esercizio commerciale in grado di supportare l’economia di 80 aziende locali, impegnare stabilmente due persone, offrire prodotti di qualità superiore ai cittadini, produrre fatturato e fare comunità.

Ma, come detto, Marco e gli attivisti di Legambiente Basilicata sono ambientalisti veri, e come tali, considerano assurdo il forsennato uso che si fa nelle sagre di paese della plastica usa e getta. Combattere quegli eventi economicamente e socialmente vitali per i piccoli centri? Neanche per sogno. Aggiungere opportunità, ma senza togliere il buono. Quindi la soluzione è cercare una grande industria di elettrodomestici e, insieme a questa, costruire una lavapiatti mobile in grado di garantire fino a 3000 coperti, evitando il ricorso all’usa e getta. Un’idea che da 4 anni, prima che le leggi europee bandissero l’uso della plastica usa e getta, rende le sagre della zona sostenibili.

Insomma gli ambientalisti veri, come Marco de Biasi e gli attivisti di Legambiente Basilicata, non sono dei Signor No. Sono cittadini attenti alla propria terra, alla propria economia che non tolgono niente di quello che è buono, ma aggiungono opportunità. Gente che si finisce per seguire perché avevano ragione loro, una rivoluzione era possibile. #GreenHeroes, insomma.".

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