Inquinamento del Torrente Fiumicello di Maratea

Legambiente aveva ragione a denunciare l’inquinamento della foce

Legambiente: “Grazie ai controlli della Polizia Locale di Maratea e alle analisi sulle acque del fiume abbiamo capito l’origine dell’inquinamento alla foce di Fiumicello riscontrate nel corso della campagna Goletta Verde a luglio”

I fiumi e i corsi d’acqua sono i grandi malati dimenticati della Basilicata

Serve un’azione diffusa su tutto il territorio regionale di riqualificazione dei corsi d’acqua e un’attività di monitoraggio adeguata di ARPAB sugli ecosistemi fluviali

A distanza di poco più di un mese dalla pubblicazione dei dati della “Goletta Verde” di Legambiente, in particolare quelli relativi alla foce del torrente Fiumicello di Maratea e dopo i numerosi commenti, interventi e dichiarazioni che hanno animato il dibattito delle ultime settimane sui temi da noi sollevati nel corso della campagna sulle acque costiere dello scorso luglio, riteniamo opportuno fornire anche il punto di vista di Legambiente alla luce di ciò che è emerso recentemente.

“Ebbene – sostiene Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – la novità per noi più rilevante è rappresentata dai risultati dell’attività di controllo e monitoraggio messa in campo sul torrente Fiumicello, nelle scorse settimane, dalla Polizia Locale di Maratea che, risalendo letteralmente il corso d’acqua metro per metro, ha potuto riscontrare le numerose criticità che affliggono il torrente e ne mettono a rischio la qualità delle acque: scarichi abusivi, reflui zootecnici, falle nella rete fognaria che corre per lunghi tratti vicino al torrente. Criticità che ci attendiamo siano confermate ufficialmente dai valori in possesso di Arpab e Comune di Maratea, relativamente ai prelievi effettuati lungo il corso del torrente da parte di Arpab, ma che al momento non ci risulta sia stati ancora pubblicati. In ogni caso sono stati individuati i fattori all’origine dei valori alterati che hanno messo a rischio la balneazione nel tratto di costa in cui il torrente sfocia, come denunciato da Legambiente a luglio scorso e che speriamo nel frattempo siano rientrati nella norma, dopo l’azione della Polizia Locale e gli interventi messi in atto per riparare i danni e reprimere le situazioni illegali lungo il torrente”.

“Perché – continua Lanorte – di questo si tratta: un torrente inquinato o perlomeno a continuo rischio di inquinamento, il cui stato microbiologico delle acque può avere anche gravi ripercussioni a mare, particolarmente durante la stagione balneare. Le analisi condotte sul corso del Fiumicello dimostrano quanto siano azzardate e fuori luogo, oltre che offensive, alcune dichiarazioni pubbliche del Direttore dell’Arpab Tisci secondo il quale addirittura Legambiente bara, cioè imbroglia, falsifica i dati (e chissà a quale scopo, poi)”. 

“Niente di tutto ciò, evidentemente, aggiunge Giuseppe Ricciardi, Presidente del circolo Legambiente di Maratea”. “Alla foce di Fiumicello – continua Ricciardi – vale a dire nel punto in cui le acque del torrente finiscono in mare, sono stati effettuati ben tre prelievi tra il 12 e il 16 luglio 2021 e tutti hanno evidenziato valori ben superiori ai limiti di balneabilità. Adesso sappiamo perché questi valori erano così alti. In questo stesso periodo abbiamo anche analizzato l’acqua nello stesso punto di prelievo Arpab a circa 100 metri in linea d’aria dalla foce del torrente e abbiamo riscontrato valori sicuramente inferiori ai limiti di legge delle acque di balneazione, compatibili con i valori riscontrati da Arpab. Pertanto è evidente, come è logico che sia, che il carico batteriologico rilevante apportato a mare dal torrente Fiumicello si diluisce man mano che ci si allontana dal punto critico”.

“Sulla base di quest’ultima considerazione evidenziamo ancora una volta – prosegue Ricciardi – che non esiste contraddizione tra i dati Arpab e quelli di Legambiente che infatti sono generalmente confrontabili quando i campionamenti vengono effettuati negli stessi punti. Tuttavia Arpab non comunica i dati di foci di fiumi e canali come fa Goletta Verde”.

“Pertanto – sostiene ancora Ricciardi – le domande da porsi a nostro parere sono le seguenti. È davvero possibile sottovalutare come troppo spesso si fa, il pericolo rappresentato, per la qualità delle acque marine, dai corsi d’acqua sovente inquinati che sfociano in mare?  È sufficiente per le istituzioni deputate al controllo così come per quelle che devono attuare politiche di tutela del territorio, trincerarsi dietro il mantra, a questo punto stucchevole, secondo il quale le foci dei fiumi non sono balneabili per legge (e tuttavia quasi mai sono segnalate come tali come prescrive la legge) e che l’unico dato che conta è quello fornito dai cosiddetti punti di balneazione che però sono sempre ben distanti dai punti critici? Non sarebbe stato opportuno per esempio, a Fiumicello, a fronte delle palesi criticità riscontrate alla sua foce, fornire dati ed informazioni più tempestive da parte di Arpab e Comune di Maratea sulla qualità delle acque nei pressi della foce stessa? Se il divieto di balneabilità delle foci è sicuramente un fatto (al quale non bisognerebbe comunque rassegnarsi), è possibile affermare al contempo e con onestà intellettuale che possa bastare questo per eludere qualsiasi problema? Sarebbe come dire che l’eventuale acqua contaminata da batteri dannosi con valori anche estremamente elevati, come per esempio a Fiumicello, una volta sfociata in mare immediatamente e magicamente non risulti più contaminata in modo critico”.

“E ancora – afferma Lanorte – chiediamo  sulla base delle considerazioni fatte. Può un’associazione come Legambiente ignorare situazioni di criticità così palesi che forse nessuno metterebbe in evidenza altrimenti? Qualcuno può davvero pensare che denunciare queste situazioni non sia fatto a tutela esclusiva dell’ambiente, dei cittadini e anche degli operatori turistici (a cui va tutto il nostro sostegno)? Chi è così miope da non vedere che tali situazioni sono un ostacolo e non una spinta per l’istituzione dell’Area Marina Protetta Costa di Maratea che noi vogliamo fortemente? Chi può pensare che noi non siamo i primi a provare grande rammarico per quello che denunciamo? Ma nascondere il dito non fa parte del nostro modo di operare”.

“In un momento storico – continua Lanorte – in cui la transizione ecologica rappresenta l’orizzonte necessario verso il quale riconvertirsi, continueremo a non rassegnarci ad assecondare il pensiero secondo cui fiumi e corsi d’acqua possono essere abbandonati a loro stessi perché si dà per scontato che siano “inquinati”. Invece, come dimostra in maniera evidente oltre il caso di Fiumicello anche quello dell’inquinamento da batteri fecali alla foce del fiume Basento denunciato dai Carabinieri Forestali nei giorni scorsi, così come troppi altri casi di contaminazione dei fiumi sul territorio regionale, è necessario mettere in campo una seria e concreta politica di tutela dei fiumi, dei torrenti e dei canali di bonifica in Basilicata, anche, ma non solo, per garantire finalmente una buona qualità delle acque scaricate a mare. I fiumi e i corsi d’acqua in Basilicata sono troppo spesso dei grandi malati dimenticati, poco controllati e monitorati, troppo spesso costretti a ricevere reflui mal depurati, scarichi abusivi, contaminazioni chimiche e microbiologiche. E’ necessario che tutti gli enti interessati, Regione Basilicata, Acquedotto Lucano, Arpab, Carabinieri Forestali, NOE, Consorzi di Bonifica, Comuni, ognuno per le proprie competenze, agiscano congiuntamente per mettere in campo un grande piano di tutela della qualità degli ecosistemi fluviali. Bisogna subito mettere in campo interventi per ridurre la pressione antropica sui corpi idrici, favorendone la resilienza e il miglioramento dello stato ecologico. E’ necessario creare le condizioni per contrastare le situazioni di illegalità rese complicate dalla difficoltà di intercettare le immissioni anomale che richiedono numerose ed onerose analisi per sezionare il corso d’acqua ed individuare le aree più esposte, scovare i punti di immissione di inquinanti, controllare la presenza di animali da pascolo a ridosso di fiumi e torrenti”.

“Noi – conclude Lanorte – come tanti altri cittadini, continueremo a vigilare, a denunciare e a chiedere risposte concrete alle criticità dei territori”.

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